La scuola sta attraversando un momento molto difficile, del resto come potrebbe essere altrimenti, considerato il momento che sta attraversando la società? Durante i miei più di 40 anni e più, di lavoro nella scuola, in vari ruoli, ho vissuto tante situazioni problematiche, continuando ad alimentare la speranza di un cambiamento che arginasse le pesanti criticità che vivevo e alle quali cercavo di porre rimedio con altre persone di buona volontà.
Da tre anni vivo la scuola da osservatrice, ma mi pare che nulla sia cambiato, anzi le criticità sono solo aumentate, classi sovraffollate, il reclutamento e la formazione dei docenti e la loro retribuzione, la valutazione del sistema scolastico e quella degli apprendimenti, l’edilizia scolastica e la sicurezza degli edifici, e si potrebbe continuare.
La pandemia ha fatto la sua parte, facendo esplodere, come già successo nella sanità, problemi endemici. Ultimo nodo problematico in ordine di tempo, sembrerebbe essere quello degli esami di Stato ventiventidue, a causa del quale abbiamo assistito a diverse manifestazioni degli studenti in varie città: in realtà esso è la punta di un iceberg ben più profondo nel quale si intrecciano i molti e pesanti nodi critici della scuola pubblica, problema che si presenta in maniera diversa a seconda dei contesti, a seconda degli Istituti, degli insegnanti, delle competenze professionali, della valutazione, della relazione alunno-docente, della didattica adottata , a distanza e in presenza.
Il problema riguarda in realtà le disfunzioni, le improvvisazioni, le questioni non affrontate da parte di una politica spesso incompetente e disattenta, negli ultimi decenni.
Gli studenti protestano perché non vogliono sostenere le prove scritte, ma vorrebbero essere “interrogati” solo sull’elaborato d’esame, quello che comunemente viene chiamato tesina, perché non vogliono pagare il prezzo della pandemia, chiedono di essere ascoltati prima delle decisioni politiche, sul significato di maturità.
In realtà gli studenti, ma non solo loro, il prezzo della pandemia lo hanno già e lo stanno ancora pagando e non basterà eliminare le prove d’esame per eliminarne gli effetti.
Certo non è facendo rimbalzare le colpe, meglio ancora, le responsabilità, che se ne viene fuori.
Gli ultimi due anni sono stati davvero difficili per la scuola, lo sappiamo, però dovremmo cercare di non dimenticare quello che di buono abbiamo imparato.
Le seconde prove – dicono gli studenti – li metterebbero in difficoltà perché hanno avuto due anni tremendi e privi di “allenamento”. Ma è davvero tutta colpa della dad? Certo la dad li ha penalizzati, ma quelli che avevano insegnanti bravi sono stati meno penalizzati, come avviene anche in tempi non di pandemia. Li ha penalizzati lo stare in casa, la mancanza di relazioni, ma ci sono stati insegnanti e studenti che in dad hanno fatto cose bellissime. E tanti docenti che a causa della pandemia sono stati “costretti” a imparare ad usare le nuove tecnologie in cui gli studenti spesso sono assai più esperti.
Ci sono stati tanti Dirigenti scolastici, che pur tra le continue emergenze da affrontare ogni giorno, e la necessità di dover applicare norme che cambiavano continuamente, senza piangersi addosso, non hanno perso di vista la didattica e la progettazione cercando nel contempo di motivare docenti e alunni. Ci sono stati studenti che anziché usare “furbescamente” la dad per sottrarsi ad una seria verifica, si sono applicati con impegno ed entusiasmo, loro che sono i maggiori fruitori della tecnologia, l’hanno usata finalmente per accrescere le loro competenze.
Oggi più che mai la parole d’ordine deve essere “responsabilità”, ognuno di noi , nel proprio ruolo, deve dare le risposte di cui la società ha bisogno. La strada ce l’ha indicata qualche giorno fa, il Presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento.
“ Anche sul piano etico e culturale è necessario proprio nel momento della difficoltà, sollecitare quella passione che in tanti modi si esprime nella nostra comunità. Occorre che tutti, i giovani in primo luogo, sentano la responsabilità di prendere il futuro sulle loro spalle, portando nella politica e nelle istituzioni, novità ed entusiasmo”.
Ecco, credo che il discorso integrale di insediamento del Presidente debba essere oggetto di un’attenta lettura e discussione nelle classi, specie in quelle dell’ultimo anno, perché parla a tutti noi, ci invita a ritrovare quella “passione” senza la quale tutto appare difficile anche fuori dai tempi della pandemia. foto dalla rete
Clara Bianco, Dirigente scolastica in pensione.
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