Quel 19 maggio è stato straziante: il momento dell’esplosione, le ore immediatamente successive alla terribile notizia, l’incredulità mista a rabbia
per ciò che era accaduto mentre si cercava di capire provando a mettere insieme i pezzi di una vicenda che da subito era apparsa inconciliabile con qualunque ragione. Tutto torna alla mente, praticamente impossibile non
ricordare che cosa si stesse facendo nel preciso istante in cui quel boato risuonò, propagandosi all’infinito, per fare il giro dell’Italia e del mondo. Chi mette una bomba davanti a una scuola? Era la domanda sorda a qualsiasi
possibile spiegazione. L’unica certezza ad apparire subito chiara fu che quell’ordigno, posizionato in prossimità dell’Istituto scolastico ‘Francesca – Morvillo’, aveva distrutto per sempre la vita della giovane Melissa e sconvolto l’esistenza delle sue compagne e amiche.
Sono dieci anni, dieci anni senza Melissa. Senza il suo sorriso, senza il futuro che sarebbe potuto essere e che non è stato. Contiamo gli anni senza perdere il filo, mentre tra una data e l’altra essi scorrono inesorabili. Il pensiero, oggi come allora, va a mamma Rita e papà Massimo, un esempio di umanità al quale è difficile affiancare un termine di paragone che abbia un simile corrispettivo di dignità.
Papà Massimo e mamma Rita da dieci anni sono orfani di Melissa, un’espressione che in natura non si traduce, che solo a pronunciarla si
annebbia la vista.
Anche Mesagne da dieci anni è orfana di Melissa, di ogni sogno che la sua
intelligenza vivace avrebbe potuto realizzare, orfana della curiosità con cui illuminava la vita di chi le stava accanto, orfana del suo grande cuore. Manca ciò che lei sarebbe potuta diventare per se stessa e per gli altri e che non le è
stato invece permesso di essere.
Ricordiamo e ricorderemo, perché la memoria tiene viva la bellezza di questa figlia. Ricordiamo perché dimenticare è impossibile e perché dimenticare sarebbe più doloroso di ogni altro male.
Di questa vicenda ci resta l’insegnamento dell’amore genitoriale ferito dalla più inimmaginabile delle barbarie. Di chi, pur mostrando una cicatrice che
non può richiudersi, ha saputo offrire una prova di compostezza e coraggio senza eguali.
E noi tutti continuiamo a pronunciare il nome di Melissa con la tenerezza con
cui continua a pronunciarlo chi la ama sopra ogni cosa. Nella foto il sindaco Matarrelli assieme a Rita e Massimo, genitori di Melissa.