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Haggis arrestato. E adesso vacilla l’Allora Fest

(di Gianmarco Di Napoli, direttore de il7 Magazine) “Le modalità del fatto sono sintomatiche di assoluta incapacità dell’indagato di controllare i propri istinti e di desistere dai propri propositi, in un contegno di prevaricazione e dominanza”: alle sette della sera, dopo sei ore di riflessione in camera di consiglio, il gip di Brindisi Wilma Gilli restituisce al mondo un’immagine del regista premio OscarHaggis che richiama altri scandali che hanno colpito il cinema americano e che hanno portato alla nascita del movimento “Me too”, contro le mole stie sessuali.

Dopo aver ascoltato per quasi tre ore, in un’aula al primo piano del palazzo di giustizia, la difesa di Haggis che si proclama totalmente innocente e che sostiene che sia stata quella ragazza inglese di origini russe, che sognava di fare la Bond Girl e che aveva conosciuto a Monte Carlo, a condividere consensualmente con lui tre giorni di sesso, la giudice non ha convalidato il fermo disposto dalla procura ed effettuato dalla Squadra mobile di Brindisi (perché era fondato sul pericolo di fuga, un rischio che evidentemente è venuto meno), ma ha emesso una nuova ordinanza di custodia cautelare, sette pagine in tutto, in cui dispone che Haggis resti comunque agli arresti domiciliari per “gravi indizi di colpevolezza” e per il rischio di inquinamento delle prove visto che la vicenda giudiziaria si prepara a entrare nella sua parte decisiva (almeno in questa fase) con lo svolgimento in forma di “incidente probatorio”, ossia alla presenza anche dei difensori e dei consulenti dell’indagato, dell’interrogatorio della giovane donna che ha denunciato lo stupro. L’incidente probatorio è determinante nella formazione della prova perché esso entra direttamente nell’eventuale fascicolo processuale e le dichiarazioni cristallizzate durante quel confronto hanno valore probatorio anche se poi la donna dovesse decidere di non parlare più.

Ma la giudice Gilli intravede anche il rischio di reiteazione del reato: “Il fatto che lo stesso Haggis – scrive accusa di stupro erano assolutamente consensuali e che non c’è stata alcuna lesione personale ai danni della presunta vittima. Accusa quest’ultima che il giudice, in fatti, non ha ritenuto sussistente. L’inchiesta è stata coordinata dai pm Antonio Negro Livia Orlando e condotta dalla Squadra mobile la cui dirigente, Rita Sverdigliozzi (a sinistra nella foto), ha seguito in prima persona la vicenda sin da quando la ragazza inglese è stata soccorsa in aeroporto. Il gip ha in sostanza riconosciuto che nei referti medici del pronto soccorso non vi è prova di alcuna lesione fisica a carico della presunta vittima, come sostenuto dalla difesa nel corso dell’udienza di convalida.

Al gip il regista autore di Crash aveva assicurato tramite il suo legale, di essere «totalmente innocente», così come aveva fatto nell’immediatezza del fermo, domenica scorsa. Aveva aggiunto che «i rapporti avuti con la donna, nei tre giorni trascorsi insieme ad Ostuni, erano stati totalmente consensuali». Per spingere il magistrato a non imporgli misure restrittive, Haggis aveva annunciato «che sarebbe restato in Italia fino a quando

non sarebbe stata accertata la sua totale innocenza, perché da questo dipende la mia vita qui, ma anche negli Stati Uniti». Argomentazioni che non hanno convinto la giudice Gilli (a sinistra nella foto), secondo la quale in attesa dell’incidente probatorio, con l’ascolto in contraddittorio della presunta vittima, «sussiste il rischio di inquinamento dell’unica fonte di prova». Quanto al pericolo di reiterazione del reato, Gilli lo ha ritenuto sussistente poiché pende negli Usa, dove Haggis vive, un contenzioso civile sempre per violenza sessuale. La difesa ora promette battaglia e si riserva di impugnare il provvedimento.

I precedenti cui il giudice fa riferimento risalgono al 2018: quattro donne lo accusarono di averle aggredite sessualmente. Una addetta alle pubbliche relazioni per una agenzia che promuove eventi cinematografici denunciò Haggis presso un tribunale civile per averla brutalmente stuprata nel 2013 dopo averla portata nel suo appartamento di Soho, a Manhattan. A Breest si accodarono altre tre donne tra cui un’altra “publicist” che sosteneva di esser stata costretta a un rapporto di sesso orale e poi violentata quando lavorava con Haggis in uno show televisivo negli anni Novanta. Una delle altre due accusatrici disse ai media americani che il due volte divorziato Haggis ha cercato di metterle le mani addosso dicendole: “Devo essere dentro di te”. La ragazza se l’era data a gambe. L’altra donna sarebbe stata bloccata a un angolo della strada e baciata a forza, poi seguita su un taxi.

L’ALLORA FEST La vicenda giudiziaria di Paul Haggis ha acceso i fari su un’altra questione che finora era passata in sordina e che probabilmente non sarebbe mai venuta alla luce se non fosse in qualche modo collegata con l’arresto del regista. Haggis non era a Ostuni in vacanza, ma per condurre la prima edizione dell’Allora Fest, una rassegna cinematografica con ambizioni di diventare un appuntamento fisso, tra masterclass svolte da attori e registi di Holliwood e proiezioni di film pubbliche. La rassegna è iniziata ugualmente, nonostante il caso Haggis: gli organizzatori, in una conferenza stampa che inizialmente era in programma a Bari e che è stata poi spostata a Ostuni, si sono limitati a dire che “l’ospite” Haggis era stato rimosso dal cartellone degli appuntamenti e che il festival andava avanti. Spendendo peraltro le parole di rito sulla fiducia alla magistratura. Hanno però “dimenticato” di spiegare che dell’omonima associazione che organizza l’Allora Fest (costituita appena nel novembre 2021) Haggis è uno dei soci fondatori. E’ presieduta da Sol Costales Doulton, figlia di un diplomatico spagnolo. Nel consiglio direttivo ci sono la giornalista romana Silvia Bizio, l’imprenditore fasanese Giovanni de Blasio (considerato il braccio destro di Renè De Picciotto, il magnate svizzero che in Puglia, soprattutto tra Ostuni e Fasano, ha investito moltissimo. E il quarto componente è HaggisA sinistra nella foto

 

All’Allora Fest la Regione Puglia ha ritenuto di destinare 350 mila euro, ossia l’intera somma a disposizione per il progetto “Custodiamo la cultura”, destinato a “neutralizzare i pesanti effetti economici negativi prodotti dal Covid sulle piccole e medie imprese pugliesi del comparto Cultura e creatività”. L’Allora Fest ha inoltre ricevuto 30 mila euro da Apulia Film Commission come patrocinio oneroso e 50 mila euro dal Comune di Ostuni. L’Allora Fest è l’unico nel 2022 ad aver ricevuto finanziamenti dalla Regione, oltre al Bifest di Bari (950 mila euro). Alcuni giorni fa il festival fu presentato a Roma in una roboante conferenza-stampa alla quale parteciparono i quattro organizzatori (tra cui Paul Haggis), il presidente della Regione, Michele Emiliano, il direttore del dipartimento Turismo e Cultura, Aldo Patruno, e la presidente di Apulia Film Commission, Simonetta Dello Monaco. L’entusiasmo di quell’incontro, nel quale ognuno dei partecipanti ringraziò Haggis per il contributo che ha voluto dare alla Puglia, si è spento comprensibilmente con il suo arresto.

Ma gli altri tre organizzatori hanno scelto di andare avanti, come se nulla fosse accaduto. La conferenza-stampa di Bari è stata annullata e a quella improvvisata in fretta e furia a Palazzo Roma di Ostuni non c’erano i rappresentanti della Regione e neanche la Dello Monaco, intervenuta telefonicamente. Non c’erano neppure i comuni di Mesagne e Brindisi che hanno annunciato subito dopo la notizia dell’arresto di voler fare un passo indietro e di non voler ospitare eventi collegati alla manifestazione. Mesagne, in particolare, avrebbe dovuto celebrare il galà finale del festival: «Mesagne – ha dichiarato il sindaco Toni Matarrelli – era stata scelta per ospitare la premiazione dell’Allora Fest, evento di cinema internazionale organizzato a Ostuni e che vede la partecipazione di attori e registi di fama mondiale. La consideravamo una grande festa e ci siamo preparati a lungo per organizzarla nel migliore dei modi, ma gli eventi giudiziari delle ultime ore – hanno ribaltato questa prospettiva convincendoci che in questo momento non ci sia alcuna festa da celebrare». «Nel momento in cui si ipotizza che una giovane donna abbia su bìto violenza, qualsiasi altra vicenda passa in secondo piano. Riteniamo dunque opportuno – conclude Matarrelli – annullare il galà di premiazione in programma a Mesagne, esprimendo solidarietà alla presunta vittima della violenza, auspicando altresì che la giustizia possa fare al più presto piena luce sulla gravissima vicenda giudiziaria che vede coinvolto il regista Paul Haggis».

Amati

Il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione, Fabiano Amati afferma: «Dobbiamo accertare se con i contributi all’Allora Fest non siano state violentate le casse pubbliche. Abbiamo il dovere di vigilare affinché a nessuno sia consentito di fare l’imprenditore con il rischio d’impresa sulle spalle dei cittadini, così come a nessuno sia consentito pensare che il motto con la cultura si mangia’ possa essere trasformato in mangiamoci la cultura». «Nei prossimi giorni convocherò in audizione il presidente Emiliano, in quanto titolare della delega alla Cultura, il Direttore del dipartimento e tutti i legali rappresentanti di enti e società regionali a vario titolo interessati dalla vicenda.

 

Bellomo

Critico anche Davide Bellomo, capogruppo della Lega. «L’Allora Fest ha fatto Crash. Non solo e non tanto per il co-fondatore della rassegna, il regista premio Oscar Paul Haggis, per il quale vale la presunzione di innocenza pur in presenza di accuse molto gravi, ma per la decisione della Regione Puglia che ha destinato, attraverso Apulia Cinema Network, alla mini-kermesse cinematografica di Ostuni tutto il budget di 350mila euro, lasciando a bocca asciutta gli altri Festival. Una scelta quanto meno discutibile, che, passata con la misura “Custodiamo la Cultura”, getta una lunga ombra sull’uso e abuso che l’ente regionale fa del denaro pubblico. Specie se si considera che quei fondi erano destinati ai ristori Covid dopo gli effetti economici negativi prodotti dalla pandemia sulle micro, piccole e medie imprese pugliesi del settore».

Il Festival, non a caso, si è aperto con Motherless Brooklyn di Edward Norton, un film del 2019. Per la prossima edizione, suggerisco Totò e Peppino divisi a Berlino: almeno fa ridere. Invece, stavolta, non ci resta che piangere”.

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