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I molti dubbi dell’arch. Ferraro sulla proposta di riqualificazione di piazza Porta Grande

L’architetto Carlo Ferraro, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, ha molti dubbi su come l’Amministrazione comunale intende riqualificare Porta Grande. Questa la sua opinione.
Ieri, in una improvvisata conferenza stampa a metà strada tra il flash mob e la pubblicità del Cynar, il sindaco, il vice sindaco ed i due ingegneri che hanno seguito le varie fasi del concorso, hanno presentato il progetto vincitore per la ridefinizione dello slargo di Porta Grande; di certo avremmo preferito un luogo più consono per una esauriente presentazione del progetto ai cittadini, ma tant’è.
Il progetto vincitore è stato magnificato per la sua originalità e “salentinità”: spiace smorzare l’entusiasmo dei nostri amministratori, ma questo progetto è simile a tante piazze che ultimamente sono state oggetto di trasformazione nel Salento ed in tutta la Puglia, complici i dettami ormai assunti come comandamenti delle Sovrintendenze, che suggeriscono, e quindi di fatto impongono, l’uso dei materiali locali: la onnipresente pietra di Carovigno, che rende appunto tutte le piazze frutto di rigenerazione urbana simili tra loro.
È stato magnificato il disegno a terra della piazza, un “quadrillage” molto suadente, un reticolo quadrato che ordina, per quel che può, lo spazio centrale, ma non, ovviamente, il disegno dei bordi, dove il rapporto con le preesistenze a diverse quote si fa difficile e problematico.
Infatti il limite e la valenza di un disegno geometrico è proprio nella sua precisione ed incapacità di adattamento al luogo.
Inoltre l’adozione di un simile ordine obbliga i progettisti ad annullare l’elemento che più caratterizza lo slargo di Porta Grande: la sua pendenza. Così il progetto propone un piano leggermente inclinato (non ci è dato sapere quanto inclinato), dimenticando che la pendenza esistente tra l’accesso all’antica porta ed il marciapiedi del sagrato della Immacolata è di ben due metri!
A questo punto ci si domanda come i progettisti vogliano risolvere il problema della pendenza e, guardando il disegno di tutta la zona, pensata come una “superficie continua” nella relazione di progetto, dal semaforo di via Brindisi fino all’angolo del castello, includendo la villa comunale, l’unica ipotesi possibile è che i progettisti abbiano rialzato tutta la zona, annullando tutte le vie di deflusso delle acque meteoriche e rimandando più in là il problema. Se questa lettura è giusta siamo di fronte ad un problema serio: l’acqua che non può defluire come lo fa attualmente, andrà ad arricchire le varie esondazioni periodiche rifluendo verso la zona del Carmine.
È pur vero che il progetto prevede un pavimento drenante nella zona centrale, ma non basterà sicuramente a far defluire tutta l’acqua piovana che scende impetuosa dal centro storico nei giorni di pioggia.
Il must del progetto, l’elemento vincente, a parere della giuria del concorso, è l’oasi che viene creata davanti alla Porta Grande, che se da un lato dà una precisa impronta all’intervento, dall’altro impedisce la vista totale di quello che è l’accesso principale al centro storico.
Questione di scelte, su cui si potrà dibattere, dal momento che il sindaco, opportunamente, ha parlato del progetto come di una ipotesi che verrà condivisa e discussa dalla cittadinanza, accogliendo critiche ed osservazioni.
Rimandando quindi un approfondimento critico in un secondo momento di confronto, avanziamo giusto delle osservazioni di carattere generale: gli elementi più importanti che caratterizzano lo slargo Porta Grande, la vastità dell’invaso e la sua pendenza, non sono stati presi nella dovuta considerazione. La pendenza, che poteva creare un momento importante di introduzione solenne al centro storico, non viene valorizzata, ma viene cancellata da una spianata di pietre che non dà alcuno spazio al verde tanto decantato dalla stampa locale; chissà dove lo hanno visto. La qualità del luogo, dove si affacciano le diverse parti di città, creando una grandiosa presentazione della città, viene cancellata con l’introduzione di questi palmizi che riportano ad una sognata città mediterranea sul mare, che qui non c’è.
Infine non possiamo non rimarcare l’aspetto più importante e latente di questa proposta: la standardizzazione e conseguente banalizzazione di uno spazio secondo canoni superficialmente accettati da tutti, ma che cancellano la vera identità del luogo; ed insieme a questa, la sua qualità maggiore.
Progetto persuasivo e suadente, ma forse buono per un’altra città.
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