Liste d’attesa infinite, l’Ordine dei Medici in Commissione Sanità: “La responsabilità è nell’atteggiamento colposo di chi, per legge, sarebbe tenuto al rispetto e alla applicazione delle norme”. Liste d’attesa sempre più lunghe, quasi due anni per un ecodoppler venoso. “E’ una situazione insostenibile che non garantisce il diritto alla salute al cittadino e mina la professionalità dei medici” sono queste le dichiarazioni del presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Brindisi, Arturo Oliva, che questa mattina ha partecipato all’audizione della Commissione Sanità della Regione Puglia. L’Ordine da tempo denuncia la non esigibilità delle norme previste per evitare comportamenti opportunistici che possono gravare sulle liste d’attesa, liste d’attesa che nella provincia di Brindisi continuano ad allungarsi. Non solo, l’Ordine denuncia anche la mancata convocazione degli organi di controllo previsti ed istituiti dalla legge. “Ogni direttore generale di una Asl dovrebbe prevedere un piano di alternative che sia in grado di garantire i tempi di esecuzione degli esami richiesti- dice Oliva- dei percorsi di tutela che nella nostra provincia non sono efficaci”. A questo proposito è opportuno ricordare che il Governo stesso ha un Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa , il cui obiettivo è quello di incrementare l’efficienza e l’appropriatezza clinica, organizzativa e prescrittiva nell’utilizzo delle risorse disponibili nell’ottica di garantire la tutela della sanità pubblica dei cittadini. Ogni Regione dovrebbe aver recepito le linee guida e prodotto un Piano Regionale al quale le Asl si devono attenere. Se per una prestazione specialistica (prime prestazioni in classe di priorità) verrà superato il tempo massimo di attesa previsto per legge, il paziente residente potrà recarsi, secondo una specifica procedura, in una struttura privata convenzionata senza costi aggiuntivi che ricadono esclusivamente sull’azienda fatto salvo il ticket dovuto . “Ad oggi il Piano non viene rispettato- sottolinea Oliva- Eppure la legge è chiara. L’azienda ha la possibilità di chiedere ai propri dipendenti solo trenta minuti delle quattro ore non assistenziali per l’adempimento delle liste d’attesa, in realtà i medici superano di gran lunga l’orario dovuto. Non solo, non viene attivato alcun organo di controllo, nonostante sia previsto per legge. Non vengono convocati né i Comitati Paritetici Aziendali e né le organizzazioni cittadine che in questo caso potrebbero smascherare le mancanze”. In ogni Asl dovrebbe esserci, secondo L.R. n. 13/2019, il Responsabile unico aziendale delle liste d’attesa (RULA), a cui attribuiscono le funzioni e gli obiettivi tematici temporali contenuti nel Piano aziendale sulle liste d’attesa da adottare con validità annuale. Il RULA è responsabile dell’attuazione e del raggiungimento degli obiettivi contenuti nel Piano aziendale sulle liste d’attesa, detiene e aggiorna apposito registro in cui sono riportati volumi, tempi di attesa e ogni altro dato necessario al monitoraggio e segnala al direttore generale e all’organismo paritetico di promozione e verifica dell’ALPI le inadempienze e le violazioni alle disposizioni della Legge Regionale. Gli stessi direttori generali delle Asl hanno il dovere di rispettare gli impegni assunti per il superamento delle criticità legate alle liste d’attesa. Ma questo nella provincia di Brindisi non avviene e gli ospedali continuano ad essere i principali erogatori di prestazioni ambulatoriali a scapito dei pazienti che subiscono lunghissime liste d’attesa e dei medici che sono oramai in affanno. A tutto questo poi si aggiunge la gravissima carenza dei medici per la quale i Pronto Soccorsi e gli stessi Dipartimenti rischiano di chiudere. “Venerdì scorso a questo proposito abbiamo incontrato il Prefetto di Brindisi- riferisce Oliva- sua eccellenza messa al corrente della grave crisi ha invitato il direttore generale della Asl di Brindisi a ricorrere a tutti provvedimenti necessari di cui dispone in base alla legge. In questo momento non si possono chiedere ulteriori sacrifici ai medici che tra l’altro, rinunciando anche alle ferie, lavorano oltre orario”.