Era il 14 agosto del 1991 quando la Masseria Belloluogo diventò proprietà del Comune di Mesagne. La bellissima struttura apparteneva all’Ersap (Ente regionale sviluppo agricolo, ente poi soppresso) che la donò al Comune di Mesagne (nonostante ricadesse in agro di Brindisi), sindaco Elio Bardaro, vice sindaco Cosimo Faggiano, con l’impegno che sarebbe stata realizzata una comunità terapeutica per il recupero dei tossicodipendenti. Per tanti anni la masseria é rimasta abbandonata. La proposta di alienazione era stata già avanzata dal sindaco Scoditti e se ne discusse – bocciandola – nel corso del Consiglio comunale dell’8 ottobre 2014. Più volte il comune di Mesagne ha provato di privarsi di questo bene monumentale. Ora c’é un nuovo bando pubblico che, se dovesse andare deserto, si potrà procedere a trattativa privata. Si parte da una base di 700mila euro, un prezzo assolutamente conveniente per chi dovesse acquistarla, considerati anche alcuni lavori fatti negli ultimi anni con contributi regionali per sistemare la bellissima corte. Forse l’unico handicap potrebbe essere non avere un pezzo di terra circostante alla struttura.
La masseria Belloluogo, dal punto di vista architettonico, è una masseria a corte chiusa costruita intorno al XVI secolo con torre rinascimentale con caditoia, arma araldica e loggia, rivista poi in chiave neogotica nei primi anni del 900’. L’edificio fu donato – tramite DGR 180/89 – dall’ERSAP (ente regionale di sviluppo agricolo della puglia) con una precisa destinazione d’uso, ossia per essere utilizzata quale centro di recupero e reinserimento lavorativo degli ex tossicodipendenti. Da quel momento il comune di Mesagne cercò di realizzare la struttura prima menzionata attraverso l’accesso ad alcuni finanziamenti. Un primo finanziamento fu acquisito nel 1993, circa 105 milioni di vecchie lire utilizzati solo per comprare attrezzature agricole. Un secondo finanziamento, di circa 800 milioni arrivò nel 1996 e servì per ristrutturare la Masseria. L’attività di natura sociale però non fu mai attivata! Incominciò così una lunga storia di abbandono, intervallata da un tentativo di recupero del Bene da parte della giunta Incalza, che nel 2008 effettuò una capillare pulizia finalizzata a preservarlo dal degrado.
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