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A Lecco un bene confiscato alla ‘ndrangheta è stato intitolato alla mesagnese Marcella Di Levrano

 

Il nome di Marcella Di Levrano, la 26enne mesagnese che nel 1990 fu massacrata a colpi di pietre dalla SCU nel Bosco del Lucci, tra Brindisi e Mesagne, echeggia oltre il territorio pugliese: ieri mattina, 9 marzo, alla memoria della giovane testimone di giustizia, da tempo inserita da Libera nell’elenco delle vittime innocenti di mafia, è stata intitolata a Lecco la pizzeria “Fiore”, situata nel bene confiscato alla “Locale”, l’associazione di tipo mafioso attiva nel Lecchese, propaggine della ‘ndrangheta.
Alla cerimonia di dedicazione era presente anche Marisa Fiorani, madre di Marcella.
La gestione del bene, oggi di proprietà del Comune, è stata affidata all’associazione temporanea di scopo composta da Auser, Arci e Coop Fabbrica di Olinda, che nel 2027 vi hanno realizzato “Fiore – cucina in libertà”, pubblico esercizio dedicato all’inclusione sociale, alla promozione culturale e alla buona cucina.
“Libera nell’ultimo dossier ha censito circa 90 esperienze di beni confiscati che portano il nome di una vittima innocente delle mafie, buone prassi che auspichiamo possano moltiplicarsi perché strumento di straordinaria importanza per restituire giustizia alle Storie delle vittime innocenti e renderle vive, in un continuo esercizio di memoria collettiva.
I beni confiscati, luoghi parlanti, che raccontano la storia dei nostri territori e attraverso il riutilizzo le restituiscono dignità, sono l’esempio concreto della memoria che si fa impegno”, dicono i rappresentanti di Libera Lombardia.
Il corpo di Marcella Di Levrano fu rinvenuto il 5 aprile 1990: i collaboratori di giustizia, successivamente, riferirono che la giovane, già da tempo in contatto con i poliziotti della Questura di Lecce, fu uccisa per impedirle di testimoniare in sede giudiziaria su quanto sapeva a proposito della Sacra Corona Unita a cui, per via di alcune frequentazioni e, soprattutto, del suo passato da tossicodipendente, era stata molto vicina.
Molte sentenze hanno confermato che le dichiarazioni di Di Levrano si sono nel tempo rivelate preziose per la ricostruzione dell’organigramma della SCU di quegli anni e di alcuni omicidi eccellenti, oltre che acquisire fondamentali informazioni sui traffici di droga di cui l’organizzazione era regista sul territorio.
Alla memoria di Marcella oggi sono intitolati tre presidi di Libera: il presidio universitario di Gorizia, il presidio di Pavia e il presidio di Aosta. La “Cooperativa Sociale Terre di Puglia – Libera Terra” le ha dedicato un vino, le cui uve vengono coltivate su terreni confiscati a mafiosi appartenenti alla Sacra Corona Unita e un bene confiscato a Seriate, in provincia di Bergamo.

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