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Allarme rosso a Brindisi: il punto nascita a rischio chiusura per mancanza di medici

 

Da quando nel luglio scorso i sindacati di medici e infermieri annunciarono lo stato d’agitazione nel Brindisino la situazione non è migliorata. Anzi. Il succo del discorso sulla sanità pubblica a queste latitudini era brutale, ma reale: medici e infermieri sono pochi, fanno turni massacranti. E così i pazienti rischiano anche la vita. E in effetti i medici continuano a essere pochi anche nel reparto di Ostetricia e Ginecologia del Perrino, l’unico punto nascita della provincia di Brindisi. E questo è solo uno dei tanti problemi che affliggono la sanità pubblica. Qualche altro esempio? Tanto per rimanere al Perrino, basta fare il nome della Radiologia interventistica e quello dell’Utin.

Per riassumere le chiusure negli anni di tutti i punti nascita nel Brindisino, ci vorrebbe un discreto tomo. All’inizio degli anni Novanta se ne contavano almeno otto, per dire, con diversi centri di eccellenza. Le future mamme nel 2024 – e anche nel 2025 – possono scegliere: o si partorisce al Perrino, o si cambia provincia. Attualmente il reparto brindisino può contare su otto medici, ma due sono in malattia. E allora la domanda che si pone è la seguente: dato che a Francavilla i professionisti sono cinque, perché non “dirottarli” al Perrino? Il reparto, infatti, al Camberlingo c’è, ma solo per attività di day hospital. E se una donna si dovesse presentare lì per un fibroma, verrebbe – lei sì – “dirottata” a Brindisi, perché a Francavilla non si può essere ricoverati per la notte.

Ci sarebbe anche una sala parto, al Camberlingo. Ma risulta tuttora non a norma. Ancora: dopo le dimissioni con polemiche dell’ultimo primario, scalando la graduatoria, con una delibera l’Asl ha conferito l’incarico al secondo classificato (deliberazione numero 2606 del 4 dicembre 2024). E così a Francavilla ci sono cinque medici più un primario. Sei, come al Perrino, peccato che a Brindisi il punto nascite sia attivo, e l’attività sia frenetica. Troppo, per i medici rimasti, dai quali si alza un grido d’aiuto. Inascoltato, a quanto pare, dai vertici Asl. E poi c’è l’Utin: al Perrino si contano solo due medici, tanto che è in vigore una convenzione con Bari e Lecce per coprire i turni. Tutti? Macché, solo 15 su 90. Ma, come prima, non vengono garantiti i parti sotto le 34 settimane. Poi c’è l’annosa – e delicatissima – questione della Radiologia interventistica: attrezzatura all’avanguardia sì, ma senza primario né medici. Per non parlare dei vari dipartimenti del Perrino, sempre senza responsabili.

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