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Il ricordo di Elio Bardaro dell’on. Michele Graduata

Un tenace, ma leale avversario: Elio Bardaro.
Credo che il modo migliore per ricordare Elio Bardaro, nel venticinquesimo della sua scomparsa, sia quello di portare a sintesi il percorso umano e politico di un protagonista della vita amministrativa del comune di Mesagne, con animo sgombro da colpevoli silenzi e falsi obiettivismi.
Come molti mesagnesi della mia generazione, ho cominciato a sentire parlare di Elio Bardaro attraverso una ricca aneddotica che circolava sul suo conto già prima di ricoprire l’importante carica istituzionale ed, in alcuni casi, sfociava in vera e propria apologia.
Tutti coloro che lo avevano conosciuto e frequentato durante questo periodo della sua vita terrena ricordavano che Elio era uno spirito goliardico che amava la vita in tutte le sue manifestazioni e la viveva in modo avventuroso.
Anche io, appena ho avuto modo di confrontarmi politicamente con lui, ho constatato subito che le caratteristiche fondamentali del suo carattere erano: la bontà d’animo e una naturale carica emotiva e umana. Ricordo che nelle discussioni confidenziali aveva sempre una nota affettuosa per la madre e i fratelli, così come sconfinato era l’affetto che gli dimostrava la cara Benita. Attaccato alle tradizioni, era in grado di trasmettere anche al più improvvisato degli interlocutori un naturale afflato di calda simpatia.

Elio Bardaro con la moglie Benita Sciarra

Di sentimenti giovanili liberali e radicate idee conservatrici, si avvicinò alla politica attiva nella maturità, iscrivendosi alla Dc in una stagione confusa della democrazia italiana. A partire dal 1970 e, salvo brevi interruzioni, fino al 1992 questo partito fece affidamento su un uomo della sua tempra per dominare, nelle vesti di Sindaco, una lunga transizione caratterizzata da eventi che non potevano essere né previsti, né prevedibili.

Mentre sul piano internazionale, infatti, si inceppava il meccanismo di sviluppo economico, sul piano interno la Dc, dopo la scossa del 68, continuava a detenere il potere ma, in molte realtà, non riusciva più a organizzare il consenso. In presenza di questa crisi di autorità e di una forte spinta al cambiamento, si attivarono consistenti forze conservatrici e reazionarie nazionali ed internazionali per impedire uno sbocco democratico.
Per la prima volta si diffuse la tentazione di acquisire potere personalizzando le istituzioni. I primi a farlo furono alcuni generali, promotori di una serie di trame nere poi, nel 1977, iniziò la pratica della P38 che non credeva più nella politica, ma puntava all’uso delle armi per la risoluzione dei problemi. Assediato da destra e da Sinistra il sistema dei partiti cominciò a scricchiolare.
In questo contesto iniziò la stagione dell’impoliticità durante la quale maturò la convinzione che anche la politica dovesse personalizzarsi. Elio Bardaro capì per primo che si stava chiudendo un ciclo storico e che bisognava inaugurarne uno nuovo. Nel passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, si impose come “uomo di frontiera” capace di inventare e praticare un nuovo modo di fare politica.
Egli fu precursore ed interprete originale a Mesagne di quella “democrazia dei sindaci”, un nuovo sistema politico copernicano nel quale i partiti giravano intorno ad un gruppo di potere che si riconosceva nell’uomo solo al comando. Da quel momento la Dc si identificò con Bardaro.
Fu antesignano nel riportare alla luce il campanilismo e, nelle sue mani, la mesagnesità divenne una parola d’ordine che utilizzò per conquistare il consenso di quelle figure che onoravano la città.
Uomo d’ordine, Bardaro aveva una concezione gerarchica della società che, ai suoi occhi, era divisa in “generali”, con i quali bisognava trattare, e in “truppe”, le cui opinioni andavano ammansite con un sorriso bonario, con una pacca sulla spalla e la promessa di un interessamento, oppure con una esplicita sfida a prove di forza personali rivolta in pieno consiglio comunale a qualcuno del pubblico particolarmente intemperante.

Elio Bardaro

Questo era il modo di pensare e di agire di Elio Bardaro e per questo, noi del Pci, lo criticammo e lo combattemmo anche aspramente, perché in gioco vi erano idee, concezioni del mondo, valori e modi diversi di concepire la politica.

Lo scontro divenne ancora più acuto e aspro quando, a mano a mano che si indebolivano i partiti e si personalizzava la politica cresceva, anche a Mesagne, l’influenza delle organizzazioni criminali. Si trattava di una vera e propria emergenza democratica, di una sfida rivolta a tutte le forze politiche che risposero in modo diverso.
A differenza di chi, a sinistra, puntava a far maturare una coscienza democratica mediante il coinvolgimento delle forze dell’ordine, della magistratura, delle famiglie, dei singoli e dei giovani, Elio sottovalutò il problema, perché si illuse di poterlo governare in prima persona con l’appello alla popolazione mesagnese di rivolgersi direttamente a lui per denunciare i torti subiti.
Si trattò di un errore politico strategico che ci fece perdere tempo prezioso nella lotta contro il crimine e che gli costò l’accusa di “sindaco sceriffo”. Toccò in seguito ad una nuova generazione di amministratori di sinistra recuperare, con rigore e abnegazione, il terreno perduto.
Ho incontrato Elio l’ultima volta per strada, qualche mese prima che morisse. Era in macchina, si fermò e, di fronte alle mie richieste di notizie sul suo stato di salute, volle rassicurarmi con un “va tutto bene”. In questa risposta sono racchiusi i tratti salienti della sua personalità. Stava affrontando la morte con lo stesso spirito avventuroso con cui aveva affrontato la vita.
Nell’unirmi, oggi, al commosso ricordo dell’uomo e dell’amministratore che ha interpretato un periodo storico del nostro paese, sono queste le parole che mi sono sentito di pronunciare parlando di Elio Bardaro, un tenace ma leale avversario politico.
A tutti coloro che, nel tentativo di dare una legittimazione alla propria nullità politica, si ostinano a imitarne le gesta e lo stile, basta ricordare che, nel confronto con l’originale, essi appaiono tristi fenomeni da baraccone.

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