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Il riscatto di Mesagne nelle cronache di Repubblica

(Anna Puricella, Repubblica regionale)

Da capitale della Sacra corona a città turistica, il riscatto di Mesagne: “In molti la preferiscono a Lecce. È più tranquilla”

Da un po’ di tempo gli abitanti dei paesi vicini la chiamano Mesangeles, con un pizzico di invidia e ammirazione. Perché Mesagne, circa 26mila abitanti in provincia di Brindisi, è diventata bellissima. Quella che un tempo era considerata la capitale della Sacra corona unita (Scu) è oggi un gioiello che richiama sempre più visitatori e turisti. “Abbiamo avuto la sfortuna di aver dato i natali a colui che è considerato il fondatore della Scu – riflette una cittadina – ma non è che nei paesi circostanti le cose andassero molto meglio, all’epoca”.

Quegli anni neri appartengono al passato, Mesagne ha fatto i conti con lo stigma e ha reagito. Lo ha fatto benissimo: “La questione Sacra corona è superata da moltissimo tempo – dice il sindaco Toni Matarrelli (a sinistra nella foto) ex parlamentare con Sinistra ecologia e libertà – non ne abbiamo più la percezione. Io come sindaco raccolgo frutti di un lavoro trentennale fatto da tante generazioni e amministratori, sono stati impressionanti nel rispondere al fenomeno criminale”.
Basta fare un giro nel centro storico per rendersi conto che l’aria è cambiata. Mesagne, fra l’altro, ha un centro storico a forma di cuore, ed è al suo battito che i cittadini sono tornati: è un dedalo di viuzze che si aprono all’improvviso per lasciare respirare le facciate degli edifici storici e quelle barocche delle chiese – piazza Orsini e poi la chiesa Matrice sono una gioia per gli occhi – e un florilegio di locali che animano le giornate e le notti.
Uno degli ultimi è uno storico bar rilevato da un gruppo di amici, fra cui il cantante dei Boomdabash orgoglio cittadino che è arrivato a dominare le radio nazionali. C’è poi una panzerotteria da asporto dove la fila di avventori non manca mai, ci sono ristoranti più classici, bracerie e trattorie, sushi e lounge bar. Il colpo d’occhio lo offre piazza Commestibili, un tempo sede del mercato ortofrutticolo, e che ora, dopo un intervento di riqualificazione, appare come un angolo di Nord Europa precipitato in una cittadina del Sud Italia.

Non è un’astronave, però, è il segno più evidente di un cambiamento in atto. Il fermento immobiliare è la reazione più immediata, ed è innegabile: “Si stanno recuperando e ristrutturando moltissimi immobili – aggiunge il sindaco – ci sono progetti presentati al Comune che interessano anche aree molto estese. E poi, la maggior parte dei locali che prima erano catapecchie ora sono gradevoli”.
Gli investitori privati sono arrivati, il pubblico ci mette del suo per favorire la rinascita: “Oltre a piazza Commestibili (a sinistra nella foto) recuperata con fondi regionali, dopo un lavoro impegnativo sulla fogna bianca e nera nel centro storico sono state messe in posa tutte le chianche, a regola d’arte”, precisa Matarrelli. E non è finita, perché presto dovrebbe arrivare un regolamento per stabilire i colori del centro storico, “e puntare all’eleganza”. A mettere la ciliegina sulla torta c’è il castello, che risale all’undicesimo secolo, ha attraversato la storia e adesso ospita anche la mostra multimediale ‘Modigliani experience’. Ma la storia di Mesagne è lunga, se ne trovano tracce sia nei reperti rinvenuti e messi in evidenza in centro sia nell’importante sito archeologico di Muro Tenente.

“Un rinvenimento recente ha portato alla luce una strada – precisa Matarrelli – secondo il sovrintendente sarebbe la via Appia, stiamo aspettando l’ufficialità”. Il passato remoto – Mesagne è stata paleolitica e soprattutto messapica – convive con un presente fatto di contemporaneità anche attraverso la street art. In periferia campeggiano le opere del mesagnese Millo, davanti a Porta Grande l’artista Steven Parpanesi ha di recente realizzato sull’asfalto un grande lavoro dedicato a Dante Alighieri.
Mesagne ha saputo fare comunità e tenersi stretta quando era più difficile, ha difeso la sua identità con orgoglio e non si è mai persa d’animo. L’associazionismo è fervente e conta un centinaio di realtà attive, così come lo è lo sport che qui produce campioni olimpici – l’ultimo, Vito Dell’Aquila (sotto nella foto), ha trionfato a Tokyo nel taekwondo e la sua medaglia d’oro l’ha idealmente messa al petto dei suoi concittadini – e la cultura.

Mesagne aveva due cinema e ora non ne ha nessuno, ma il teatro comunale è comunque aperto, ospita stagioni di prosa e quando non ci sono spettacoli funge da cinema. Soprattutto, ora ha un nuovo obiettivo: conquistare il titolo di Capitale italiana della cultura 2024. È fra le 24 candidate, e ci crede: “L’associazionismo qui è vivace, nonostante il Covid che non ci ha aiutato moltissimo – dice il sindaco – e il terreno è fertile”.Lo è anche per ambire al riconoscimento di Capitale italiana del libro 2022, dopo essere stata riconosciuta ‘Città che legge 2021’.
È in ebollizione, Mesagne, e i turisti se ne sono accorti: “Da maggio in poi è stato complicato trovare posti nelle strutture ricettive – commenta il primo cittadino – fra bed&breakfast e alberghi era tutto pieno. E anche per la ristorazione bisogna sempre prenotare in anticipo”. “In molti preferiscono Mesagne a Lecce perché c’è meno confusione”, commenta soddisfatto a tal proposito il titolare di un ristorante.
Fino a pochi mesi fa esisteva un cartello che indicava il nome della città, crivellato da colpi di arma da fuoco. Si trovava all’inizio di via Tancredi Normanno, non era direttamente legato alla stagione della Sacra corona unita, ma ne evocava l’atmosfera, l’orrore. Il sindaco Matarrelli ha voluto rimuoverlo, perché “simbolo oltraggioso per la luminosa storia di riscatto che la nostra città ha saputo conquistarsi nel tempo”. L’ha fatto con l’auspicio che “quella stagione non ritorni mai più”. E, a fare adesso una passeggiata a Mesagne, lo si può dire fermamente, che non tornerà.

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