La nostra regione si caratterizza ormai da decenni come una delle aree del Mezzogiorno d’Italia in cui si registra un maggior tasso di vitalità in termini economici e produttivi. Un risultato strettamente collegato al suo posizionamento geografico, alle grandi opportunità offerte dal suo mare, dai suoi centri storici, ma anche alle capacità espresse dal suo mondo imprenditoriale. E’ evidente, però, che qualsiasi fase di crescita va favorita, guidata e, sotto certi aspetti, incentivata.
Accade sempre più spesso, invece, che la politica dello “scaricabarile” condizioni fortemente lo sviluppo del territorio, favorendo l’introduzione di ostacoli burocratici e di percorsi autorizzativi estremamente tortuosi.
Un caso emblematico si sta verificando, ad esempio, nella città di Brindisi dove la soluzione del problema “Acque Chiare” passa attraverso una partita a scacchi tra Regione e Comune per stabilire a chi spetta compiere la prossima mossa. Il Comune vorrebbe il rinnovo di un accordo di programma siglato venti anni fa, mentre la Regione vorrebbe che la soluzione fosse “disegnata” all’interno del Piano Urbanistico Generale di Brindisi.
Si è venuta a determinare, pertanto, una fase di stallo – anche per effetto delle posizioni assunte dall’assessore all’Urbanistica del Comune di Brindisi Borri – che blocca qualsiasi forma di investimento sull’intero litorale nord di Brindisi. E casi come questo, purtroppo, sono comuni a tutta la Puglia. Per tale motivo abbiamo deciso di rivolgerci alla Commissione all’ambiente ed all’assetto del territorio della Regione Puglia. Una lettera in cui abbiamo sostanzialmente ribadito quali sono le esigenze del territorio in tema di interventi edilizi in aree agricole e rurali. Il tutto – si badi bene – senza trascurare la primaria esigenza di conservazione e valorizzazione dei territori e delle loro tradizioni. Ci sono, a nostro parere, le condizioni per individuare spazi per rispondere ad esigenze abitative di chi opera in agricoltura o nella zootecnica, ma anche di chi sta sviluppando servizi turistici in ambito rurale. Insomma, la questione è complessa, ma si può giungere alla individuazione di soluzioni (nel rigoroso rispetto delle previsioni del PPTR) in grado di coniugare le esigenze generali.
Per far questo, però, occorre che la Regione Puglia si confronti con gli addetti ai lavori prima di legiferare su una materia così delicata. Noi, come tutti gli operatori economici, alla politica chiediamo soluzioni ancor prima che responsabili! L’Ance ha già dato ampia disponibilità a fornire idee e competenze. Del resto, un invito a smetterla di consumare suolo ed a valorizzare l’esistente (sia nei centri storici che in aree periferiche) arriva anche dal Ministro della cultura Franceschini. Si tratta, pertanto, di riannodare le fila del confronto per evitare che la sfera di chi ha il compito di decidere sia sempre più distante da quella di chi le decisioni è costretto a subirle.
Angelo Contessa – Presidente Ance Brindisi
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