MESAGNE – Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 2024 si sarebbe verificato l’ultimo episodio, in ordine di tempo, di un uomo ai danni della moglie. Gli agenti del commissariato di Mesagne sono intervenuti sul posto: il 49enne mesagnese avrebbe tentato di sfondare il portone e piazzato un chiodo sul citofono, per farlo suonare a lungo. Avrebbe inveito nei confronti della donna, utilizzando epiteti irripetibili, anche alla presenza dei poliziotti, che lo hanno arrestato. La gip del tribunale di Brindisi Vilma Gilli ha convalidato l’arresto e ha disposto i domiciliari a carico dell’uomo, difeso dall’avvocato Raffaele Missere. Il racconto di violenze e vessazioni sarebbe cominciato nel 2001.
Il pm ha contestato all’uomo il reato di maltrattamenti in famiglia. Un calvario che per la moglie sarebbe durato 23 anni. L’ultimo episodio si è consumato alla presenza di due figli minorenni. L’uomo sarebbe un consumatore abituale di alcolici e stupefacenti. Avrebbe generato un regime famigliare improntato alla violenza e alla prevaricazione. In più occasioni avrebbe accusato la moglie di intrattenere rapporti con altri soggetti, anche ex fidanzatini adolescenziali, tutti episodi frutto di una fantasia scatenata da una gelosia malsana. Il culmine quando avrebbe costretto la moglie a salire in auto, portandola sotto casa di un ex, per assistere lui a un rapporto sessuale tra i due. La donna ha rifiutato categoricamente e ha implorato l’uomo di smetterla. Questi, per tutta risposta, avrebbe sferrato un pugno alla donna, causandole la caduta di due denti e un copioso sanguinamento.
Vengono descritti altri episodi di violenza fisica e psicologica. Nel maggio 2024 l’uomo è stato allontanato dalla casa coniugale, in cui – è bene ricordarlo – vivono anche due minorenni, figli della coppia. Il calvario per la vittima non si sarebbe concluso, con l’uomo che è accusato di aver continuato a perseguitare la moglie, facendola vivere nel fondato timore di poter subire conseguenze ancora più gravi. La donna ha denunciato. L’ultimo episodio riguarda l’arresto in flagranza. Anche davanti ai poliziotti intervenuti l’uomo avrebbe esclamato: “La devo ammazzare, tanto prima o poi la devo sparare in testa, tanto deve morire ‘sta […] di merda”. Ora un inferno andato avanti per 23 anni sembra concluso.
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