2 Marzo 2023
scritto da Redazione
La produzione di energia elettrica continua a rappresentare una delle maggiori preoccupazioni a livello mondiale e pertanto occorre assicurare la copertura del fabbisogno mondiale, incidendo il meno possibile sull’ambiente.
E’ questo il motivo per cui anche l’Italia ha avviato da tempo un processo di decarbonizzazione e, di conseguenza, una fase di transizione energetica.
Processi che hanno subito dei bruschi rallentamenti a causa della pandemia e del conflitto bellico tuttora in corso, tanto è vero che, ad esempio, la conclusione del processo di decarbonizzazione non potrà avvenire entro il 2025, così come era stato programmato, ed è assai probabile che i tempi di utilizzo del carbone si dilatino, in maniera tale da poter garantire al Paese la necessaria capacità produttiva in campo energetico.
Per fronteggiare questa emergenza e contenere le conseguenze, si sta lavorando in direzione di una crescita esponenziale dell’energia prodotta da fonti rinnovabili (ricorrendo abbondantemente anche all’utilizzo del mare per realizzare parchi eolici), in maniera tale da non dipendere, per due terzi del fabbisogno nazionale, da approvvigionamenti rivenienti da paesi esteri.
Continuare ad affermare, però, che eolico e fotovoltaico potranno sostituire in tempi brevi la produzione di energia riveniente da combustibili fossili è azzardato perché sono centrali a produzione discontinua e non coerenti con le esigenze di sicurezza degli approvvigionamenti e della rete ed è quindi impensabile ritenere di poter fare a meno del gas.
Da qui la necessità di potenziare la rete infrastrutturale di ingresso nel nostro paese di gas naturale per garantire maggiore autonomia e creare così in Puglia un “hub del gas” a servizio del Paese e dell’Europa. In questa logica, ad esempio, si colloca il dibattito sul raddoppio del TAP.
La risorsa-gas, dunque, è al momento insostituibile per il sistema Paese, soprattutto per la sicurezza energetica, ed è un motivo in più perché si possa riconsiderare la realizzazione a Brindisi di un impianto di produzione di energia alimentato a gas, proprio nel sito di Cerano, accantonato troppo frettolosamente sulla spinta emozionale di una improbabile autosufficienza raggiungibile con le rinnovabili.
Il progetto dell’Enel per la “sostituzione delle unità a carbone esistenti con nuove unità a gas presso la centrale termoelettrica di Brindisi sud Federico II” ha ottenuto proprio nelle scorse settimane il decreto di compatibilità ambientale. A questo punto, anche Terna (gestore della rete) potrebbe tornare sui suoi passi, inserendo il nuovo impianto a turbogas tra quelli “utili” a garantire stabilità alla rete elettrica nazionale.
E’ evidente che per Brindisi sarebbe una opportunità per continuare ad essere un hub nazionale nel comparto energetico, puntando su gas e rinnovabili, con evidenti benefici economici ed occupazionali per l’intero territorio su cui incombe il rischio di un lento ma costante processo di deindustrializzazione, proprio a partire dal comparto energetico.
Franco Gentile – Presidente CNA Brindisi
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