Il vice comandante della polizia locale Bartolomeo Fantasia, 64 anni, da oggi è in pensione. Arrivato 36 anni fa, nel 1985, dopo 3 anni trascorsi nei reparti Celeri della Polizia di Stato di Taranto e Bari, per i primi 4 anni operò come vigile urbano con il comandante Umberto Bilancini. Poi, il 1 maggio 1989, fu promosso vice comandante con il grado di capitano con Antonio Quarta comandante.
Con quale stato d’animo lasci il Corpo dei vigili urbani dopo 36 anni. “Sono tranquillo perché ero già preparato. Sarei dovuto andare in pensione già a dicembre dello scorso anno”.
Che farai adesso che hai smesso la divisa. “Nulla di particolare. Dedicherò 6 ore in più della mia giornata alla famiglia e alle mie passioni: il giardinaggio e la lettura. Da quando siamo in pandemia vivo in campagna tra gli alberi che ho piantato, pomodori, ecc. In campagna sono sempre impegnato e mi serve per mantenermi in forma. In città giro poco, preferisco restare a casa e leggere”.
Cosa leggi. “Libri di saggistica attuale. Tutto ciò che riguarda il nostro Paese, dal dopoguerra in poi. L’ultimo libro che sto rileggendo è “L’affare Moro” di Leonardo Sciascia.
Ti giri indietro e guardi i 36 anni di servizio che hai alle spalle. Cosa vedi. “E’ stata una bella cosa, abbiamo fatto tanto, magari siamo passati inosservati perché non abbiamo lavorato sotto i riflettori che, in verità, allora non c’erano. Quella era un’altra epoca e i riflettori non c’erano. Erano i tempi della Sacra Corona Unita ed era una situazione tragica. I problemi della criminalità organizzata li trovavi ovunque, in strada, in villa comunale, dove i delinquenti giravano su moto di grossa cilindrata infischiandosene delle regole. Sono stati momenti davvero molti difficili”.
Sei stato diverse volte vice comandante. “Entrai che c’era il comandante Bilancini. Dopo il comandante Antonio Quarta arrivarono come comandanti Baldassarre, Ragusa, Mancino e infine con Nigro. Ogni volta che si è insediata una nuova Amministrazione hanno voluto fare l’esperimento di un nuovo comandante. Addirittura il sindaco Incalza, in campagna elettorale, disse che voleva cancellare 15 anni di centrosinistra cambiando il sottoscritto, comandante facente funzioni. E arrivò Ragusa. Il sindaco Scoditti, con Faggiano assessore, fece arrivare l’ex maresciallo dei carabinieri Mancino. In verità allora c’era anche uno stile diverso. Il sindaco Incalza, successivamente, mi chiese di restare, ma si scontrò con la volontà di un assessore che non voleva che io restassi. Non mi sono mai opposto, non ho fatto storie e mi sono messo sempre tranquillamente da parte rispettando la volontà della politica”.
Un comandante che ricordi in particolare. “Umberto Bilancini: fu lui che mi iniziò, i suoi comportamenti furono per me un modello, sia dal punto di vista etico che morale, e mi indicò la strada da seguire soprattutto nei rapporti da tenere con la parte politica. Sono stato con lui solo due anni, ma imparai molto”.
Solo Bilancini ricordi? “No, anche i tanti colleghi di questi anni, quelli che prima di me sono andati in pensione, il cappellano don Angelo Galeone, nostra guida spirituale, anche se nell’ultima festa di S. Sebastiano lo hanno trascurato. Don Angelo è stato un valore importante. Ricordo la collaborazione con il Ser, una realtà che abbiamo fatto crescere, impiegata per la prima volta in occasione dell’arrivo a Mesagne del prefetto Nicola Cavaliere”.
Avrai vissuto tanti episodi difficili. “Una notte, la città era deserta, assieme al vigile Lopalco, dovemmo contrastare 2-3 pregiudicati che sparavano petardi davanti alle chiese. Nel 2003, quando Mesagne fu colpita da un alluvione, restammo per 2-3 giorni in maniera continuativa al Comando sempre disponibili. Per tutti i cinque anni del sindaco Sconosciuto siamo stati sempre all’erta. Bastava un piccolo temporale perché il Coc (centro operativo comunale) fosse messo in allarme”.
Ma ci sono stati anche momenti che ricorderai piacevolmente. “Quando a Jesolo, in occasione di un convegno, i colleghi di Jesolo ci fecero i complimenti. In quella città era andato come dirigente del locale commissariato il dr. Acquaviva che,, qualche anno prima, aveva diretto il commissariato di Mesagne. Quando il dr. Acquaviva si insediò a Jesolo, incontrò la polizia locale alla quale chiese la stessa collaborazione che aveva ottenuto a Mesagne. Fu un riconoscimento inatteso e gratificante. Inoltre con Michele Emiliano, allora pubblico ministero a Brindisi, quando a Mesagne negli anni 90 non c’era ancora il Commissariato di polizia, riuscimmo ad individuare e far arrestare in flagranza un pregiudicato per un caso di estorsione. Emiliano ci chiamò in carcere per un confronto all’americana e si congratulò con noi. Ma anche quando feci fare il senso unico sulla strada provinciale per S. Pietro Vernotico in prossimità della Chiesa della Madonna della Grazia per il martedì dopo Pasqua quando i mesagnesi per tradizione festeggiano Pascone. Mentre ero all’incrocio passò il comandante della Polizia di stato di Bari, il dr. Postiglione che, fermandosi, mi chiese cosa stessi facendo in quel posto perché pensava che fossi ancora in polizia”.
Qualche rammarico? Non hai mai potuto fare il comandante. “No, nessun rammarico. Mi chiedo solo una cosa: perché questa Amministrazione che sapeva che sarei andato in pensione nel 2020 non ha aspettato un altro anno per nominare un nuovo comandante. Perché questa fretta? Dopo 36 anni di servizio, proprio all’ultimo anno, in un periodo in cui le cose andavano bene grazie anche ai vigili stagionali, ricevevamo ogni giorno complimenti anche da fuori città. Non potevano aspettare un anno?
In famiglia saranno contenti che sei andato in pensione? “Sicuramente perché potrò stare più tempo a casa anche se mia moglie lavora e i miei due figli li vedo poco: Danilo è a Milano nella Polizia di Stato, Marco, ingegnere informatico, lavora a Lecce”.
Cosa ti senti di dire ai giovani che vogliono abbracciare questo lavoro? “Che non è un lavoro come tutti gli altri. Non si può guardare solo come forma di retribuzione, ma bisogna metterci animo e tanta passione”.
In conclusione? Si chiude una tappa importante della tua vita. “Ringrazio quanti hanno collaborato in questi 36 anni. Ringrazio tutto personale del Comune che ho incontrato. Ne ho visti tanti. Quando arrivai il Centro storico era chiuso, c’erano i paletti a sostegno delle case che crollavano. Io dico che i cittadini devono partecipare più attivamente alla vita pubblica e sociale. La partecipazione non è quella che appare sui social dove molti non compaiono. Tutte le risorse della città devono partecipare dando il proprio contributo costruttivo”.
Bartolomeo Fantasia si ferma. E’ il momento delle emozioni.
Pur conoscendo da tempo la tua sobrietà e la tua riservatezza, lasciateci fare un pubblico attestato di stima e riconoscenza per ciò che ha fatto in tanti anni di onorata carriera e, soprattutto, per come lo ha fatto. Questo significa impegno, un impegno e una dedizione che non è mai venuta meno, portati avanti con educazione, senza mai travalicare nel protagonismo. In tanti anni al comando del Corpo ha saputo guidare con attenzione, capacità e soprattutto con grande equilibrio un servizio nevralgico del Comune”.
Buona pensione comandante e buona vita.
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