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La celebrazione dei defunti: un rito che affonda le radici nel tempo

 

Il 1º novembre, in molte culture e tradizioni religiose, è un giorno dedicato alla commemorazione dei defunti. Questa celebrazione, nota come “Giorno di Ognissanti”, ha origini antiche che si intrecciano con riti pagani e pratiche cristiane.

La celebrazione dei defunti ha una sua ispirazione nei riti bizantini, che commemoravano le anime dei morti il sabato prima della domenica di Sessagesima, un periodo compreso tra la fine di gennaio e il mese di febbraio. La formalizzazione della festa nella tradizione latina è attribuita all’abate benedettino sant’Odilone di Cluny, che nel X secolo istituì la festa per onorare le anime dei defunti nei monasteri sotto la sua giurisdizione. Le campane suonavano a lutto il giorno precedente per invitare alla riflessione e alla preghiera per i morti. Con il tempo, questa pratica si diffuse in tutta la Chiesa cattolica, assumendo significato sempre più profondo legato alla comunione dei santi e alla resurrezione.

Le celebrazioni dei defunti hanno radici che risalgono addirittura alla preistoria. Alcuni studi suggeriscono che molte culture antiche commemorassero i morti in relazione al Diluvio Universale. Si crede che eventi legati a questa narrazione biblica abbiano ispirato una grande festa in memoria di coloro che furono distrutti, celebrata in giorni simili da diverse nazioni, anche distanti tra loro. Questo legame con il Diluvio sottolinea una concezione comune di onorare le anime dei defunti come parte di un ciclo di vita che trascende la morte.

In questo giorno, le famiglie si riuniscono, visitano i cimiteri e accendono candele, rendendo omaggio a chi non c’è più.

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