(Carmelo Molfetta) Nel momento in cui i partiti politici intercettano il comune sentire dei cittadini, nello stesso momento i partiti confessano a sé stessi la propria incapacità a svolgere il ruolo di determinare la politica nazionale che la costituzione attribuisce loro. Un ossimoro politico che neanche “le convergenze parallele”.
Archiviato il, molto concreto, rischio della elezione di Berlusconi; accertata la strutturale incapacità politica di Salvini a svolgere il ruolo di leader del centrodestra che si è autonomamente intestato, compreso il totale fallimento delle scelte politiche effettuate, (fra pochi giorni, infatti, la Casellati sarebbe stata chiamata al ruolo di presidente facente funzioni e chissà come sarebbe andata a finire la sua candidatura a Presidente della Repubblica); ribadita e anche smascherata definitivamente la crisi del Movimento pentastellato ormai a tutti gli effetti partito politico in grave crisi di rappresentatività; sventato, altresì, il rischio di “putinizzare” la figura presidenziale, si ricorre alle uniche certezze che, a tutto oggi, la politica ha saputo costruire: Mattarella, politico di lungo corso, rieletto Presidente della Repubblica, e Draghi, il politico che non ha bisogno dei tecnici per amministrare giacché per governare anche egli ha bisogno della politica, confermato Presidente del Consiglio.
Vale sempre il principio generale che è la Politica che opera le scelte per governare, frutto di confronto tra i soggetti chiamati di volta in volta a decidere.
Del tutto evidente, all’esito del risultato elettorale, è stato il pressoché totale compiacimento dell’ Europa rispetto a questa soluzione: quasi uno scampato pericolo agli occhi dell’Europa.
Essere ricorsi, per la seconda volta di seguito, alla straordinaria quanto eccezionale riconferma del Presidente uscente, rappresenta, tuttavia, anche agli occhi dei cittadini che mai hanno mancato di mostrare il loro sconfinato affetto nei confronti del Presidente Mattarella, non solo una grave anomalia costituzionale ma soprattutto la prova acquisita della incapacità della classe politica a sostenere il ruolo di direzione del Paese.
La conferma del tandem Mattarella / Draghi, operativo durante il periodo che intercorrerà da oggi sino alle prossime elezioni politiche, poco più di un anno, sarà sottoposta alla dura verifica della gestione, ancora, della pandemia sia dal punto di vista sanitario ed economico che nella gestione dei fondi del PNRR. Sullo sfondo una serie di riforme che solo con una coesione politica e un alto senso dello Stato si potranno realizzare.
E come sempre accade in questi casi, nella manifesta e confessata incapacità della politica, si affacciano ipotesi di modifiche verso il semipresidenzialismo o presidenzialismo pieno, nella vana speranza che questi tecnicismi possano ridare vitalità alla direzione politica.
In realtà nelle date condizioni della politica nazionale, non può prescindersi, in nessun caso, dal sistema delle alleanze. Per poterle costruire occorrono alcune pre-condizioni: “la prima è quella di “pari dignità” tra le forze che si alleano per dare un governo al Paese; dal confronto tra i rispettivi programmi elettorali, dovrà scaturire la seconda pre-condizione: quella della intesa sugli obiettivi da raggiungere nel corso della legislatura; la terza pre-condizione è quella della lealtà tra gli alleati; che non è solo una categoria etica cui le parti devono riferirsi, ma è un elemento squisitamente politico che garantisce il buon andamento dell’azione di governo”.
Ma questo lo avevo già scritto: purtroppo non mi pare che l’attuale quadro politico offra queste garanzie.
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