Giovedì 29 febbraio sarà presentato nel salone dell’associazione culturale Giuseppe Di Vittorio, in via Castello n. 20, a Mesagne, l’ultima fatica letteraria del giornalista Lorenzo Tosa: “Vorrei chiederti di quel giorno – Vita e morte di un ragazzo che era mio padre”.
Con l’autore dialogherà Giovanni Galeone, presidente dell’associazione, mentre alcune pagine del libro saranno lette dall’attrice Rita Greco.
Tosa, quarantenne, giornalista professionista, da anni scrive su alcune delle principali testate italiane di politica, attualità, cronaca, sport ed è esperto di comunicazione politica via social, tanto che con circa 740.000 follower e 1,2 milioni di persone raggiunte ogni mese è tra i giornalisti più seguiti in Italia.
Nella sinossi del libro si legge: “L’inchiesta privata e corale su Bruno, suo padre, morto suicida il 2 aprile 1986, non può che partire dall’ultimo giorno e dalle ultime ore trascorse insieme. Lorenzo aveva solo due anni e mezzo, non può ricordarle ma può ricostruirle e in parte immaginarle, e da lì avviarsi nel lungo e tortuoso viaggio per ricomporre i pezzi di una storia finora taciuta, in un’operazione di omissione concordata messa in atto dalla sua famiglia. Lo farà parlando con chi Bruno lo ha conosciuto e amato, gli amici, i compagni, le donne della sua vita; ricorrendo alla memoria e ricucendo i frammenti di Bruno arrivati fino a lui, senza sconti per nessuno e per se stesso; scavando anche nelle proprie insicurezze di bambino, di giovane adulto e di genitore a sua volta, per rispondere all’urgenza di conoscere e raccontare suo padre. C’è quindi Genova in queste pagine, c’è l’Italia degli anni Sessanta e Settanta e la generazione della politica e della contestazione, il turbinare nell’aria e nei cuori di nuovi modi di stare insieme nell’amicizia e nell’amore, e lo scontro tra i padri e i figli che sarà la cifra forse più paradigmatica di quegli anni. Dentro la vicenda di Bruno Tosa, ragazzo di trentatré anni, c’è la riflessione, così attenta e delicata nelle parole di Lorenzo, sul crollo psichico che porterà all’esito della vicenda, sullo stigma che il disagio mentale ancora si porta dietro, sulla cronaca di una morte non annunciata. Un racconto spietato e tenero, composto di silenzi e urla rabbiose, di presenze, assenze e abbandoni. Un cerchio che si chiude, nella salvezza che solo il conoscere può garantire, avvicinandosi un pezzo alla volta a quell’utopia che chiamiamo anche verità”.
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