C’è ancora speranza per Brindisi di diventare il centro più importante della ricerca europea sul fronte delle ricadute energetiche della fusione nucleare. Solo il primo di agosto si capirà se quel progetto tanto caro, tra gli altri, al consigliere regionale Fabiano Amati, tra i più fervidi sostenitori di «quell’aspirazione brindisina a partecipare al più grande sogno dell’umanità in campo energetico: riuscire a mettere il sole in una bottiglia», si potrà realizzare o meno. L’1 agosto, infatti, il Tar del Lazio si riunirà in udienza per discutere la domanda di sospensione presentata oltre che dalla Regione Puglia anche dalla Regione Abruzzo sull’aggiudicazione del bando Enea al sito di Frascati. Il verdetto dal sapore beffardo per il capoluogo messapico e la Cittadella della Ricerca candidata dalla Regione Puglia, per diventare la sede dell’esperimento Dtt (Divertor Tokamak Test) bandito dell’Enea, era arrivato ad aprile, quando il responso finale premiò il centro Enea della Casaccia a Frascati con soli 3,99 punti in più. Brindisi, nonostante l’onore delle armi si classificò seconda su nove strutture candidate, alle spalle di quel centro che è stato la culla della ricerca sull’energia nucleare in Italia, inclusa la fusione, con una sperimentazione già avanzata, dal valore riconosciuto a livello internazionale, ed è questo che probabilmente ha influito maggiormente sulla scelta finale del sito.
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