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Politica. “Cinque pezzi facili” di Carlo Ferraro

Da  quando il consigliere Molfetta ha rassegnato le sue dimissioni,  le diverse forze politiche non fanno che dare le  più diverse interpretazioni del suo gesto; si  sono avanzate le ipotesi più disparate, dietrologie e complottismi vari, ma nessuno si  è  pronunciato su quanto evidenziato dal consigliere uscente, nessuno ha preso posizione rispetto a quanto denunciato  , anzi, sembra che questo polverone sia stato sollevato proprio per non dover discutere su quanto da lui affermato.

Pompeo Molfetta

Converrà forse riepilogare o riannodare  la storia recente di questa Giunta per comprendere meglio quanto evidenziato dal consigliere Molfetta.
L’attuale giunta comunale conta su ben   nove consiglieri di maggioranza; questo risultato si  é ottenuto   grazie al gioco di parentele incrociate dei vari capilista, che hanno coperto con i legami familiari tutte le caselle possibili al  voto. Una versione moderna del concetto di Famiglia, così cara a noi meridionali.

  Appena insediatasi la nuova Giunta abbiamo    assistito a qualcosa a cui nessuno era preparato: qualsiasi critica o opinione  contraria, relativa alle decisioni di quella, veniva  puntigliosamente rintuzzata da uno stuolo di fan che, abbiamo scoperto col tempo ,  altri non erano  se non dei  personaggi  impegnati  a diffondere il nuovo Verbo. Possiamo chiamare questa la fase del “sorvegliare e punire”, la fase del controllo sociale, ed e’ servita a mettere il bavaglio    a qualsivoglia critica all’operato della nuova Giunta. Infatti, sui social la gente oramai non si esprime su   nulla, preferisce starsene   in silenzio.  Un gran bel risultato per la vita democratica   della nostra cittadina.

Carlo Ferraro

Il Peba, pronto sulla carta  non é tuttora operativo; il Piano per la ZTL  é riposto in un cassetto; le mini rotatorie invise a tutti gli automobilisti    sono state “soprassedute”; il contrasto all’evasione dei tributi , dopo tre anni, ancora non recupera nulla; del Pug se ne sente, a volte, l’eco lontano; e tanti altri “beni immateriali” di cui l’amministrazione si  é fregiata con tanto di trombe giubilanti, a cui però non ha dato seguito. Ad oggi solo   propaganda.
Grazie  a questa “narrazione” Mesagne  é diventata il  palcoscenico  su cui ogni giorno va in scena la vulgata   di un sindaco ed una amministrazione che tutti  ci invidiano, e di cui noi siamo gli sfortunati spettatori passivi, chiamati come siamo ad applaudirne ogni piccolo gesto.
Di contro tutta l’azione del municipio si é concentrata sulla valorizzazione del centro storico; impresa più semplice visto che il più era già stato fatto dalle precedenti amministrazioni. Ma guai a dirlo!
Davvero il destino della nostra cittadina é tutto legato al successo di una decina di ristoratori insediati nel centro storico? Cosa ne viene  al resto della cittadinanza? Saremo tutti assoldati per fare i figuranti nel centro storico. Alle prossime elezioni sarà difficile separare il grano dal loglio, fare la tara su quanto   strombazzato sui social  e quanto realmente fatto per la nostra comunità; e forse é questo il fine ultimo di tutto questo agitarsi.
(A sinistra il sindaco Matarrelli) E’ troppo chiedere che   una amministrazione   faccia il suo dovere in silenzio, facilitando la vita dei cittadini, sollevandoli, per quanto si può , dalle quotidiane incombenze, senza dover dire continuamente grazie, grazie, grazie?
Per una volta tiriamo in ballo i compagni di opposizione: che hanno da dire   di tutto questo? Sono  capaci di prenderne le distanze chiaramente o sotto sotto ne ammirano il metodo e l’impronta vagamente totalitaria?

 

Davanti a questo quadro sconfortante é plausibile gettare la spugna, specie se si é il bersaglio quotidiano di un odio indirizzato alla propria persona, tradito da quelli che erano i più stretti collaboratori, preso come termine di paragone negativo solo per confermare il presente.  In fondo questa amministrazione vive del continuo confronto tra un prima, fatto di gestione silenziosa e dignitosa della cosa pubblica, ed un presente che vive di finti successi strombazzati da  mane a sera, ogni giorno che dio manda in terra. Questo gettare la spugna é, che lo si voglia o meno, a tutti gli effetti, un gesto politico che avrà delle conseguenze nelle coscienze dei cittadini, perlomeno di quelli che non condividono l’attuale gestione della cosa pubblica.

Carlo Ferraro Consigliere comunale del Movimento 5 Stelle.

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