La battaglia di Gerusalemme va avanti da giorni, con decine di morti e centinaia di feriti tra i palestinesi che resistono allo sgombero e al sequestro delle loro storiche abitazioni. Nelle intenzioni del governo Netanyahu, la loro pulizia etnica con conseguente deportazione funzionale a far posto alla colonizzazione israeliana di Gerusalemme Est, in modo da sancire in maniera irreversibile. Il principio che la città a tutti gli effetti “capitale unica e indivisibile di Israele”. Dopo giorni di violenti scontri e centinaia di feriti sulla spianata delle moschee e nella città vecchia, il braccio armato di Hamas ha lanciato una selva di razzi contro lo stato coloniale sionista che ha risposto bombardando la Striscia di Gaza, ammazzando decine di persone, inclusi numerosi bambini che giocavano in strada e donne impegnate in faccende domestiche. Ciò che avviene a poche centinaia di chilometri dall’Italia e dall’Europa ci riguarda da vicino, e chi si occupa a vario titolo di geopolitica sa bene che non si potrà mai arrivare a una pace solida e duratura, finchè al popolo palestinese non verranno riconosciuti i suoi diritti insopprimibili e sacrosanti Il rischio è che si consumi un tasselli di quella terza guerra mondiale diffusa contro la quale ci ammonisce costantemente il Papa di Roma, Francesco. E’ doveroso che il ministro degli esteri Luigi Di Maio batta un colpo, ricordando le centinaia di risoluzioni Onu ignorate da Israele e che il parlamento discuta di un capitolo così tragico. Questo vale pure per l’assemblea di Strasburgo. Ed è un banco di prova per il neo-presidente degli Stati Uniti Biden, che deve decidere se la linea di Trump provocatoriamente alleata di Netanyahu fino all’nilaterale proclamazione di Gerusalemme capitale israeliana sia ancora in vigore o no. E’ indispensabile che si mobilitino le coscienze democratiche, al di là delle fedi o delle etnie di appartenenza. Se non ora,quando? E poi, che ne è dell’informazione? Se si guardano i telegiornali, con pochissime eccezioni, ben poco si sa. Già. Non si sa, non si deve sapere, si intitolava una famosa opera di Dario Fo.
Gino Stasi (sopra nella foto) Rete di Solidarietà con il Popolo Palestinese
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